Le temperature sono state di 0,4° C al di sopra di quelle del 2019. In crescita anche le concentrazioni di CO2. I dati degli ultimi monitoraggi del Copernicus Climate Change Service
Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, con temperature da record pari solo a quelle registrate nel 2016. Al contempo, sono anche continuate a crescere le concentrazioni di CO2. I dati emergono dagli ultimi monitoraggi del Copernicus Climate Change Service secondo cui il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato, e il sesto di una serie di anni eccezionalmente caldi a partire dal 2015, nel decennio da record del 2011-2020.
Caldo record in Europa
In Europa le temperature di 0,4° C al di sopra di quelle del 2019. Nello specifico il 2020 è stato di 0,6° C più caldo rispetto al periodo di riferimento standard 1981-2010 e di circa 1,25 ° C al di sopra del periodo pre-industriale 1850-1900. In particolare l’inverno 2019/20 e l’autunno 2020 hanno registrato temperature da record. Le temperature dell’inverno 2020, cioè da dicembre 2019 a febbraio 2020, hanno superato il precedente anno più caldo del 2016 di quasi 1,4 ° C, mentre l’autunno (da settembre a novembre 2020) ha superato il vecchio record stabilito nel 2006 di 0,4 ° C. Inoltre, l’Europa occidentale è stata interessata da una significativa ondata di caldo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Per l’Europa anche gli altri quattro anni più caldi si sono verificati nell’ultimo decennio.
Aumentano le concentrazioni di CO2
Sempre lo scorso anno le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera hanno continuato ad aumentare a un tasso di circa 2,3 ppm/annuo nel 2020, raggiungendo un massimo di 413 ppm durante maggio 2020. Le misurazioni satellitari delle concentrazioni globali di CO2 nell’atmosfera mostrano due dati in particolare: il massimo di CO2 della media globale ha raggiunto 413 ppm; il livello CO2 ha continuato a crescere nel 2020, aumentando di 2,3 ± 0,4 ppm, con un tasso di crescita leggermente inferiore all’anno precedente. Nel contesto della pandemia Covid-19, è stato stimato dal Global Carbon Project una riduzione di circa il 7% delle emissioni di CO2 fossile.
La situazione nell’Artico e in Siberia
Parti dell’Artico e della Siberia settentrionale hanno visto alcune delle più grandi deviazioni della temperatura annuale dalla media nel 2020, con un’ampia regione che ha registrato deviazioni fino a 3° C e in alcune località anche oltre 6° C per l’intero anno. Su base mensile, le maggiori anomalie di temperatura positive/al di sopra dello zero nella regione hanno ripetutamente raggiunto più di 8° C. La Siberia occidentale ha vissuto un inverno e una primavera eccezionalmente caldi, un andamento osservato anche durante l’estate e l’autunno nell’Artico siberiano e su gran parte dell’Oceano Artico.
Inoltre, in questa regione la stagione degli incendi è stata insolitamente attiva: è iniziata a maggio ed è continuata per tutta l’estate, fino ad autunno inoltrato. Di conseguenza, al Circolo Polare Artico gli incendi nel 2020 hanno rilasciato una quantità record di 244 mega tonnellate di anidride carbonica, oltre un terzo in più rispetto al record del 2019. Durante la seconda metà dell’anno, la dimensione della calotta polare artica è stata significativamente inferiore alla media per il periodo dell’anno con luglio e ottobre che hanno registrato una bassa estensione da record.
In generale, l’emisfero settentrionale ha registrato temperature superiori alla media per l’anno, ad eccezione di una regione sul centro Nord Atlantico. Al contrario, parti dell’emisfero australe hanno registrato temperature inferiori alla media, in particolare nel Pacifico equatoriale orientale, associate alle condizioni più fresche di La Niña che si sono sviluppate durante la seconda metà dell’anno. È interessante notare che il 2020 eguaglia il record del 2016 nonostante il raffreddamento causato da La Niña, mentre il 2016 è stato un anno record che è iniziato con un forte riscaldamento di El Niño.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
SOSTIENI IL MENSILE
Redazione