Biden

Il neo presidente ha sospeso la concessione di nuovi contratti di locazione di terreni o acque off-shore per l’estrazione di petrolio e gas. E alle agenzie federali è stato chiesto di acquistare veicoli elettrici a emissioni zero prodotti negli Stati Uniti

Nella lotta ai cambiamenti climatici gli Stati Uniti intendono fare sul serio. Lo ha ribadito ieri, mercoledì 27 gennaio, il neo presidente degli Usa Joe Biden durante una cerimonia tenutasi alla Casa Bianca per la firma di una serie di ordini esecutivi finalizzati a rimettere il Paese al centro delle sfide climatiche, ambientali ed energetiche che attendono il pianeta nei prossimi decenni.

I nuovi ordini esecutivi firmati da Biden per la lotta ai cambiamenti climatici

Gli ordini esecutivi firmati da Biden sono stati tre. Il primo di questi prevede la sospensione della concessione di nuovi contratti di locazione di terreni federali o di acque off-shore per l’estrazione di petrolio e gas. Il secondo riguarda le agenzie federali a cui viene chiesto di acquistare o procurarsi veicoli elettrici a emissioni zero prodotti negli Stati Uniti, per salvaguardare l’ambiente e incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore. Il terzo, infine, istituisce un ufficio che si occuperá di politica climatica interna guidato da John Kerry e Gina McCarthy. Nell’occasione Biden ha inoltre confermato l’impegno della sua Amministrazione di convocare un vertice internazionale sul clima nella Giornata della Terra che si celebrerà il prossimo 22 aprile.

Biden ha promesso il raddoppio dell’energia eolica prodotta in mare entro il 2030, l’introduzione di regole più stringenti per ridurre le fonti di inquinamento atmosferico, lo stop a nuove trivellazioni per estrarre gas e petroli e ai sussidi per l’industria petrolifera

Dopo la firma di due importanti ordini esecutivi nel giorno del suo insediamento, che hanno riportato gli Usa negli Accordi di Parigi sul clima – da cui erano stati sfilati dal suo predecessore Donald Trump – e che frenano la costruzione dell’oleodotto Keystone, Biden intende dunque andare avanti. Sempre ieri il presidente ha infatti promesso il raddoppio dell’energia eolica prodotta in mare dagli Usa entro il 2030, l’introduzione di regole più stringenti per ridurre le fonti di inquinamento atmosferico – con zero emissioni dalla produzione elettrica entro il 2035 e la ‘net zero economy’ entro il 2050 per liberare il processo produttivo dalla dipendenza dai combustibili fossili -, lo stop a nuove trivellazioni per estrarre gas e petroli e ai sussidi per l’industria petrolifera.

La reazione delle lobby del petrolio

Promesse che non saranno facili da mantenere. Per mantenerle in toto o almeno in parte, Biden dovrà infatti trovare un compromesso con le lobby petrolifere che dopo i suoi annunci di ieri non hanno tardato a reagire. “Faremo di tutto per combattere questa linea”, ha minacciato Mike Sommers, il numero uno dell’Api (American Petroleum Insitute).

Che il nuovo presidente degli Usa abbia indubbimnte cambiato passo rispetto a Trump sui temi ambientali è sotto gli occhi di tutti. Adesso però viene il difficile. Per instradare verso la transizione energetica un Paese che per consumi, investimenti e affari in ogni angolo del pianeta continua a essere profondamente legato alle fonti fossili, serviranno decisioni forti e azioni concrete.

Per approfondire:
Biden alla Casa Bianca: clima ed energia pulita tra le prime sfide
Intervista ad Alec Ross, uno dei massimi esperti americani di politiche per l’innovazione, con posizioni di primo piano nell’Amministrazione Obama

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