Distinguere tra sistemi di riscaldamento fossili e impianti ‘green’ per regolare l’accesso al superbonus del 110%. E se la normativa non cambia, escludere da subito le caldaie a gas dalla proroga degli incentivi prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). È la richiesta al centro della campagna “Per la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento negli edifici” lanciata da Legambiente e Kyoto Club.

“Sul mercato esistono già diverse alternative “green” e competitive dal punto di vista economico, come le pompe di calore – sostengono Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, e Sergio Andreis, direttore di Kyoto Club – Quella del Superbonus è una strada certamente corretta, ma migliorabile. Gli oltre 20 miliardi destinati al provvedimento sono sovrastimati e sottraggono risorse fondamentali ad altre iniziative che vanno nella direzione della decarbonizzazione. Una parte degli incentivi potrebbero essere risparmiati limitandone l’erogazione a sistemi di riscaldamento che impiegano fonti energetiche rinnovabili”.

Quella del Superbonus è una strada certamente corretta, ma migliorabile. Gli oltre 20 miliardi destinati al provvedimento sono sovrastimati e sottraggono risorse fondamentali ad altre iniziative che vanno nella direzione della decarbonizzazione – Zanchini (Legambiente) e Andreis (Kyoto Club)

Da un recente studio pubblicato dal Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato nell’edilizia) è emerso che il riscaldamento domestico è una delle principali cause di inquinamento urbano in Italia, ed è responsabile di oltre il 19% delle emissioni prodotte dal nostro Paese e il 60% di polveri sottili nelle aree urbane. In Italia sono installate più di 19 milioni di caldaie a gas e si stima che più di 7 milioni di esse siano antecedenti alla Direttiva 90/396 / CE sulle prestazioni degli apparecchi a gas, con il rischio di essere sostituite da altri impianti a gas, che sarebbero più efficienti, ma di non affrontare il problema dell’inquinamento locale e globale che producono.

Il riscaldamento domestico è una delle principali cause di inquinamento urbano in Italia, ed è responsabile di oltre il 19% delle emissioni prodotte dal nostro Paese e il 60% di polveri sottili nelle aree urbane – Studio Cresme

“Se vogliamo centrare gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% in dieci anni, è necessario agire subito e puntare alla decarbonizzazione del sistema energetico italiano anche attraverso la graduale ‘rottamazione’ dei dispositivi di riscaldamento a metano, gpl e gasolio, a partire dai più inefficienti”, sostengono le associazioni. “In alcuni paesi europei – Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito – è già stata stabilita la data entro la quale sarà vietato installare sistemi di riscaldamento da combustibili fossili. Ci auguriamo che la stessa scelta venga fatta anche in Italia”.

Le richieste di Legambiente e Kyoto Club

  • L’esclusione dal PNRR dell’estensione del credito d’imposta del 110% per i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili.
  • La revisione della legislazione sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica sulle caldaie per garantire che nei piani di recupero italiani non siano inclusi regimi di sovvenzione per il riscaldamento a combustibili fossili e che sia incluso il riscaldamento da fonti rinnovabili.
  • Vietare l’installazione di impianti fossili nei nuovi edifici.
  • Eliminare gradualmente le caldaie per il riscaldamento a combustibili fossili attraverso il regolamento sulla progettazione ecocompatibile e una revisione dell’etichetta energetica.
  • Puntare sulla smartizzazione e sulla digitalizzazione per migliorare la prestazione degli impianti.
  • Vietare, dal primo gennaio 2025, l’installazione di impianti fossili e prevedere l’obbligo di installare esclusivamente impianti da fonti rinnovabili o che non producono emissioni inquinanti e climalteranti.

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