È quanto prevede una prima bozza del piano emersa dal Consiglio dei ministri del 7 dicembre. Perplessità per la mancanza di un confronto al di fuori di Palazzo Chigi. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani: “Il governo deve cambiare registro”
Il 7 dicembre nel corso del Consiglio dei ministri è emersa una prima bozza sulla governance del Recovery plan. Il piano di ripresa e resilienza varato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Next Generation Eu, prevede per l’Italia fondi pari a 196 miliardi, di cui 123 destinati alla transizione verde e digitale. Ci sono molte attese per capire come verranno gestite le risorse destinate alla transizione ecologica ed energetica (74,3 miliardi) e alle infrastrutture che andranno in cantiere per rendere più sostenibile la mobilità (27,7 miliardi).
Stando alla bozza, 40,1 miliardi saranno destinati all’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, e dunque anche alla proroga del superbonus al 110%; 18,5 miliardi per la transizione energetica e la mobilità locale sostenibile, 9,4 miliardi per la tutela e la valorizzazione del territorio e della risorsa idrica e 6,3 per impresa verde e l’economia circolare, 9,1 per la ricerca all’impresa. Nella bozza, come spiega Il Sole 24 Ore, sono inoltre previsti iter rapidi per nuovi progetti greenfield rinnovabili e investimenti per la produzione di idrogeno in siti brownfield e da elettrolisi, e progetti di ricerca e sviluppo per le applicazioni di idrogeno a usi finali. Tra le proposte, infine, c’è anche un riordino delle spese fiscali e della tassazione ambientale.
In attesa di capire che forma assumerà la bozza definitiva del piano che verrà trasmessa alle Camere e a Bruxelles, arrivano al Governo le prime critiche sulle modalità che sono state sinora seguite per lavorare sulla struttura della proposta italiana. Ciò che è mancato al momento, e che invece era stato auspicato da più parti, è stato un confronto reale anche al di fuori di Palazzo Chigi. “Il governo deve cambiare registro – ha ribadito in proposito il presidente di Legambiente Stefano Ciafani in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera – Serve un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ‘partecipato’ e non un PNRR ‘delle partecipate’. Serve realizzare le opere e gli impianti della transizione ecologica con processi di condivisione territoriale. Serve però anche il coraggio e la coerenza degli ambientalisti italiani, altrimenti non ne veniamo a capo”.
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Redazione