L’editoriale del numero di aprile di Nuova Ecologia a firma del presidente di Legambiente Stefano Ciafani
La guerra in Ucraina, esplosa con una inqualificabile invasione militare russa che non sta risparmiando i civili indifesi, ha messo in evidenza l’inadeguatezza della diplomazia internazionale sotto ricatto per l’approvvigionamento energetico. Anche per questo è quanto mai urgente accelerare la transizione ecologica del Paese per uscire dalla dipendenza dal gas. Il tema energia è da mesi al centro del dibattito politico, anche grazie a una incessante campagna mediatica sui rincari in bolletta, e le risposte del governo sono state antistoriche: aumento della produzione nazionale di gas, nuovi contratti per l’approvvigionamento di idrocarburi non provenienti dalla Russia, ripartenza di centrali a carbone e olio combustibile, raddoppio di gasdotti, realizzazione di nuovi rigassificatori, taglio di extracosti relativi solo alla produzione di elettricità da rinnovabili, senza intervenire su quelli vertiginosi delle aziende fossili. Si tratta di decisioni che non entrano nel merito dell’unica soluzione che ci può permettere di affrontare in modo strutturale il problema: la riduzione dei consumi di gas, con uno straordinario sviluppo delle rinnovabili, politiche di efficienza energetica in edilizia e innovazione nei cicli produttivi.
È il momento delle politiche coraggiose contro la lobby del fossile
– Stefano Ciafani, presidente Legambiente
Vanno in questa direzione le 10 proposte di Legambiente, Greenpeace e Wwf al governo Draghi (riportate a pagina 19) per ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di m3 all’anno entro il 2026. Come? Semplificando e velocizzando l’autorizzazione e la realizzazione degli impianti di eolico offshore e a terra, del fotovoltaico sui tetti, anche nei centri storici, e sulle aree compromesse come discariche e cave, dell’agrivoltaico che integra le produzioni agricole con quella energetica, dei digestori anaerobici per produrre biometano, di accumuli e pompaggi, dell’ammodernamento delle reti di trasmissione e distribuzione. Anche l’associazione Elettricità Futura di Confindustria fa ormai le nostre stesse richieste.
Come il blackout nazionale del 2003 portò all’infausto decreto sblocca centrali del governo Berlusconi, che fece realizzare tante, troppe centrali a gas in sostituzione di quelle a carbone e olio, oggi la guerra in Ucraina dovrebbe portare l’esecutivo Draghi a varare un decreto sblocca rinnovabili per sostituire quegli impianti. È il momento delle politiche coraggiose contro la lobby del fossile, che sono mancate totalmente fino ad oggi. Che cosa stiamo aspettando?
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Stefano Ciafani