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Dal mensile – Intervista al direttore scientifico del Kyoto Club che a Nuova Ecologia spiega: “In Europa il settore del gas è molto forte e sa bene di essere a rischio in uno scenario carbon neutral al 2050”
Inserire nucleare e gas nella lista delle attività green, come propone la Commissione europea – sostiene Gianni Silvestrini che di energie rinnovabili si occupa da oltre trent’anni – potrebbe distogliere risorse dalle fonti pulite. Piuttosto, spiega, bisogna investire sui nuovi sistemi di stoccaggio delle rinnovabili.
Cosa comporterebbe inserire nucleare e gas nella tassonomia Ue?

Intanto far diventare tutto “verde” rischia di togliere credibilità alla tassonomia. E in seconda battuta, concretamente, la finanza privata aspetta queste scelte proprio per orientare i propri investimenti e così rischiamo che parte di questi vadano su gas e nucleare invece che sulle rinnovabili. Per quanto riguarda l’Italia, sul gas i parametri indicati probabilmente escludono i nostri impianti e quindi non sarebbero in ogni caso finanziabili, mentre credo che il nucleare da noi alla fine non si farà: è solo propaganda.
La Commissione ha accolto le richieste di alcuni Paesi e quelle dei settori nucleare e fossile: le rinnovabili non hanno ancora abbastanza forza per imporsi?
In Europa il settore del gas è molto forte e sa bene di essere a rischio in uno scenario carbon neutral al 2050, per questo sta puntando sull’idrogeno e ha bisogno di una corsia preferenziale. Insomma, la pressione del mondo del gas sulla Commissione è stata molto forte e la stessa cosa vale per il nucleare. Le rinnovabili, dal canto loro, stanno crescendo rapidamente, è vero, ma non abbastanza. E poi il loro mondo produttivo è in Asia, non in Europa, e questo fa una gran differenza per poter contare. Le cose, però, potrebbero cambiare presto perché l’Europa si è accorta dell’errore e adesso sta puntando molto sul reshoring: vuole far tornare in Europa le fabbriche che producono i vari componenti. Se lo farà quando si inizierà a correre davvero sulle rinnovabili – e io penso che la corsa ci sarà perché solo in Italia dovremo passare dal 36-38% attuale al 70% di rinnovabili nel 2030 – il comparto si rafforzerà e il rapporto di forza con le altre fonti di energia potrà cambiare.
Una delle critiche di chi sostiene nucleare e gas è la poca stabilità delle fonti di energia rinnovabili.
Sì, è una delle argomentazioni usate, e avrebbero anche ragione se non ci fosse una risposta. Ma la risposta c’è: chi marcia con più decisione verso il 100% delle rinnovabili, come la Germania o la California, si sta già attrezzando per l’accumulo di energia stagionale, per quando mancano sole e vento. A Los Angeles, per esempio, vogliono produrre idrogeno dal solare e dall’eolico per poi stoccarlo in caverne di sale ed estrarlo e usarlo per produrre energia elettrica quando serve. Questa è la strada, in Italia purtroppo non stiamo investendo risorse su questo fronte mentre in Germania e negli Usa lo stanno già facendo perché hanno capito che sarà fondamentale farlo.
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Tiziana Guerrisi