La diffusione delle rinnovabili, finora rallentate da burocrazia e opposizioni locali, è obbligatoria. La proposta Ue di ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo nel 2022 impone un cambio di passo
Dal mensile di aprile. L’accelerazione energetica connessa alla terribile tragedia dell’Ucraina e i rischi sugli approvvigionamenti del gas stanno comportando a livello europeo una spinta per una rapida accelerazione dell’installazione delle rinnovabili e a un più deciso impegno sul fronte dell’efficienza energetica, in particolare nell’edilizia. A iniziare dalla Germania che punta a 200 GW fotovoltaici nel 2030 e a 300 GW nel 2035, data entro la quale vorrebbe traguardare il risultato di 100% rinnovabili, grazie anche a una forte spinta dell’eolico. O dalla Danimarca che vuole coprire con le rinnovabili più della metà dei consumi totali di energia alla fine del decennio e il 100% di elettricità verde nel 2028. L’invasione russa in Ucraina sta comportando in effetti una revisione delle politiche europee. La Ue ha proposto un piano radicale per ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo nel 2022. Nella stessa direzione vanno le dichiarazioni del ministro tedesco per l’economia e il clima Robert Habeck: “Penso decisamente che la situazione attuale aiuterà la transizione verso le energie rinnovabili in Germania e in Europa”. E in Italia, oltre a quelli degli ambientalisti, sono arrivati segnali molto interessanti anche da altri importanti settori. Le utility, infatti, hanno proposto di puntare con forza sulle rinnovabili per arrivare a 60.000 MW verdi in tre anni, consentendo così di ridurre di quasi un quinto le importazioni di metano. Il contributo dell’accelerazione delle rinnovabili da solo corrisponderebbe al taglio di metà delle importazioni dalla Russia. Un target molto più ambizioso di quanto chiesto dalle stesse associazioni ambientaliste e che ribalta l’impostazione del Piano nazionale energia e clima (Pniec) che prevedeva invece una crescita delle installazioni soprattutto nella seconda parte del decennio. Si tratterebbe di un intervento shock rispetto alla calma piatta degli ultimi anni. Siamo infatti scesi del 39% di elettricità verde nel 2014 al 37% del 2021.
Diffusione obbligata
Ma è possibile accelerare la diffusione delle rinnovabili e che contributo potrebbero dare? Terna ha ricevuto richieste di connessione alla rete elettrica per 150 GW rinnovabili, cioè una quantità di gran lunga superiore rispetto ai 58 nuovi GW che il governo vorrebbe installare entro il 2030. Considerando il crollo dei prezzi del fotovoltaico e dell’eolico, è evidente che una rapida diffusione di queste tecnologie è possibile, ma vanno superati il blocco delle autorizzazioni e le opposizioni locali. Sul fronte delle semplificazioni qualche timido segnale si vede e si spera che con la crisi del gas russo si proceda ad una reale accelerazione. Mentre, per quanto riguarda il consenso vanno superate le molteplici contestazioni, spesso pretestuose. In questo senso, la netta posizione di sostegno alla transizione energetica da parte di Legambiente, Wwf e Greenpeace rappresenta un forte segnale. E la diffusione delle Comunità energetiche svolgerà un ruolo importante per accrescere il consenso locale.
La diffusione su larga scala delle rinnovabili, del resto, continua inarrestabile. Ricordiamo che era green l’83% di tutta la potenza elettrica installata nel mondo nel 2020, una percentuale destinata ad aumentare.
Conflitti da prevenire
Questa corsa potrebbe determinare però delle criticità sul fronte delle materie prime da utilizzare. Ma anche in questo campo ci sono segnali promettenti. Sono perseguibili infatti diversi approcci.
Le tensioni per l’accesso a petrolio e gas potrebbero essere sostituite da quelle per le terre rare. Ma innovazione e riciclo sono promettenti
Un primo percorso per contenere la pressione sugli approvvigionamenti riguarda l’innovazione tecnologica. Ricordiamo che il contenuto di silicio nelle celle solari è passato dai 16 grammi/W nel 2004 ai 3 grammi/W nel 2021. E si potranno aprire nuove frontiere, come con le celle solari organiche ultrasottili.
Risulta poi molto interessante la scelta di diverse case automobilistiche di voler produrre batterie prive di cobalto e nichel, passando a soluzioni Lfp (litio, ferro, fosfato). Di grande interesse inoltre è la ricerca per ridurre la dipendenza dalle terre rare utilizzate nei magneti permanenti usati in particolare negli aerogeneratori offshore.
C’è poi un secondo filone che riguarda il recupero dei materiali dai prodotti a fine vita. Nel caso delle batterie al litio sono state avviate numerose iniziative, come la Redwood materials lanciata da Straubel, cofondatore di Tesla. E anche in Europa ci si sta attrezzando. La percentuale di recupero a livello mondiale delle terre rare è invece a livelli molto bassa, ma si ritiene di potere arrivare a recuperarne un terzo nel medio periodo. Alcune iniziative per il loro recupero si stanno state avviando anche fuori dalla Cina. Abbiamo infine le nuove attività di esplorazione. A settembre, ad esempio, negli Usa è stato presentato il Reclaiming america rare earths act che prevede incentivi fiscali per le compagnie coinvolte nell’estrazione e nel riciclo delle terre rare e di metalli nel territorio americano. La mobilitazione di investimenti pubblici e privati su vasta scala attraverso la European battery alliance dovrebbero far sì che l’80 % della domanda di litio sia soddisfatta da fonti europee entro il 2025. Ci sono progetti interessanti, come vulcan “Zero carbon Lithium” che prevede l’estrazione di litio dal sottosuolo attraverso un ciclo geotermico a zero emissioni.
C’è infine una riflessione più di fondo, decisiva. Le possibili criticità sull’uso delle risorse minerali e idriche impongono non solo una maggiore attenzione nel ridurre i consumi energetici, ma sollecitano anche una rivisitazione dell’attuale modello economico e lanciano un messaggio a una maggiore sobrietà. Anche perché, se finora si sono registrate forti tensioni internazionali per l’accesso al petrolio e al gas, in futuro sarà la disponibilità di materie prime critiche a suscitare forti appetiti e possibili scontri.
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Gianni Silvestrini