eolico rinnovabili

La Commissione Ue ha pubblicato il nuovo pacchetto di misure mirate ad accelerare la transizione energetica dei Paesi membri e smarcarli gradualmente dal gas russo. Non tutti i punti convincono però gli ambientalisti. Il 21 maggio la mobilitazione europea #NotMyTaxonomy

Si chiama #NotMyTaxonomy ed è la mobilitazione europea contro la proposta di tassonomia verde della Commissione europea. Presenti anche a Roma e Milano dove, dalle 17, si raduneranno Legambiente e altre 20 associazioni, comitati e movimenti ecologisti.

Una manifestazione che arriva nei giorni in cui la Commissione Ue ha pubblicato il nuovo pacchetto di misure “Repower EU”. Misure che, secondo Legambiente, vanno in parte nella giusta direzione per superare la dipendenza energetica da Mosca e per accelerare la transizione energetica ed ecologica investendo, davvero, sulle fonti rinnovabili. Positivi gli interventi previsti per le fonti pulite e il loro sviluppo, per l’efficientamento energetico e le comunità energetiche. Da bocciare, invece, la previsione di nuovi investimenti, soprattutto per rigassificatori e gasdotti, di cui per l’associazione ambientalista non c’è bisogno.

“Il Repower EU, sul fronte delle energie pulite, – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta una buona notizia dato che contiene misure e interventi che potranno portare benefici all’ambiente, all’economia ma anche a quelle imprese e cittadini che scelgono e sceglieranno di investire su queste fonti.  Ben venga, infatti, l’innalzamento dei target delle rinnovabili al 2030, dal 40 al 45%, la proposta di revisione della direttiva per semplificare il processo autorizzativo e quella di installare pannelli solari per tutti gli edifici insieme ad una maggiore diffusione delle comunità energetiche. Bene anche le misure previste per l’efficientamento energetico con l’obiettivo al 2030 che passa dal 9 al 13%.  In questa partita è importante che ogni Paese dia il suo contributo con misure concrete, perché per superare l’attuale crisi energetica e il ricatto del gas russo in corso serve un cambio di passo decisivo che porti alla messa al bando delle fonti fossili e al completo sblocco delle rinnovabili e degli impianti da fonti pulite, oggi in parte frenate dalla burocrazia, dal no delle amministrazioni locali, dai pareri negativi delle Sovrintendenze, dalle moratorie delle Regioni e dalle proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste”.

“Dall’Europa ci aspettiamo un passo indietro sulla proposta di tassonomia verde che prevede l’inserimento di nucleare e gas come investimenti sostenibili equiparandoli alle energie rinnovabili – spiega Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – Si tratta di una scelta insensata e non giusta, che allontana dalla giusta transizione ecologica verso le fonti rinnovabili”.

#NotMyTaxonomy: non la mia tassonomia

Temi che verranno affrontati domani durante le mobilitazioni in programma in tutta Europa. #NotMyTaxonomy: non la mia tassonomia. Questo l’hashtag che unisce gli ambientalisti d’Europa, pronti a scendere in piazza per manifestare il loro dissenso contro il progetto di Tassonomia verde UE, tra giugno e luglio al voto a Strasburgo. Dalla Francia alla Germania, dal Belgio alla Grecia, gli aderenti all’iniziativa si ritroveranno sabato 21 maggio nei pressi delle sedi di rappresentanza delle istituzioni europee nei rispettivi Paesi. Anche in Italia una coalizione di 27 sigle, tra associazioni, comitati e movimenti ecologisti, aderisce alla mobilitazione con eventi organizzati a Roma e a Milano: slogan della giornata “Gas E Nucleare, Menzogna Letale”.

L’appuntamento nella Capitale è alle 16 alla Metro Colosseo per chi voglia raggiungere in bicicletta Piazza Santi Apostoli, luogo di raduno dei manifestanti, dove dalle 17 avrà luogo il flashmob che punta a smascherare le menzogne di politici e istituzioni. L’evento verrà organizzato in contemporanea con la piazza di Milano, dove sempre dalle 17 lo stesso flashmob animerà Corso Magenta, 61. Aderiscono alla mobilitazione italiana: Associazione Forum Ambientalista ODV, Asud onlus, Comitato S.O.L.E., Disarmisti esigenti, Earth Day Italia, Fridays for Future, Greenpeace Italia, Gruppo Melitea, ISDE Italia, L.E.A. Berta Càceres, Legambiente, Link, Mondo senza Guerre e senza Violenza, No al Fossile Civitavecchia, Piazza048, Rete degli Studenti, Rete Ecosistemica Roma, Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna, Rete No Hub del Gas, Sbilanciamoci, Transport & Environment, Ultima Generazione, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Up – Su la testa!, WILPF italia, WWF Italia.

Le ragioni della protesta

Nei prossimi due mesi il Parlamento europeo prenderà in esame e voterà un progetto di Tassonomia verde, in cui gas fossile e nucleare sono inseriti come investimenti sostenibili ed equiparati alle energie rinnovabili.

“In un contesto in cui il cambiamento climatico continua la sua corsa e l’obiettivo del contenimento dell’innalzamento della temperatura globale entro 1,5° si allontana sempre più, non possiamo tollerare che una risorsa inquinante come il gas fossile, né una tecnologia pericolosa come il nucleare vengano rilanciate quali investimenti sostenibili, togliendo fondi alle rinnovabili e all’efficientamento energetico – dichiarano le sigle ambientaliste aderenti alla mobilitazione italiana – Considerati, inoltre, il perdurare del conflitto in Ucraina e il caro bollette che acuisce la povertà energetica, le istituzioni sono chiamate a fare scelte che diano impulso a nuovi modelli di sviluppo democratico. Modelli che creino riscatto per i territori e che siano incentrati sulla produzione locale e diffusa di energia, attraverso fonti realmente sostenibili quali il vento, il sole, l’acqua e la terra”.

Secondo la coalizione di sigle che aderisce alla protesta, l’approvazione dell’attuale progetto di Tassonomia verde UE si configurerebbe quale grande operazione di greenwashing dietro cui, in realtà, si nasconde un gravissimo attacco alle fonti rinnovabili, dal momento che per decenni distoglierebbe i potenziali investimenti da energie pulite, reti e accumuli verso le infrastrutture del gas e possibili nuove centrali nucleari, condannando i cittadini europei all’utilizzo o di una fonte inquinante e climalterante o ad una rischiosa almeno fino al 2050/60, tempi incompatibili persino con gli obiettivi climatici europei.

La giusta transizione ecologica non contempla gas fossile e nucleare. In particolare, il metano, la cui combustione peggiora l’attuale emergenza climatica, ha un effetto climalterante fino a 83 volte superiore alla CO2 se disperso direttamente nell’aria. Come già denunciato durante un’altra mobilitazione collettiva, “A tutto gas ma nella direzione sbagliata”, la scelta di includerlo nella Tassonomia verde evidenzia una mancanza di visione, sia nell’affrontare il phase-out dal carbone al 2025, sia nel fronteggiare emergenze attuali già descritte: la soluzione, sostengono le organizzazioni ambientaliste, non può risiedere in un aumento di infrastrutture e utilizzo di gas fossile, né in strategie di diversificazione degli approvvigionamenti, ma in interventi concreti per l’efficienza energetica, la riduzione dei consumi e la diffusione delle energie rinnovabili, ad oggi ancora in larga parte bloccate nel nostro Paese, oltre ai necessari investimenti su reti e accumuli, compresa la valorizzazione dei pompaggi esistenti.

Allo stesso modo, il nucleare non può essere una soluzione credibile alle sfide che abbiamo di fronte. Nella migliore delle ipotesi, infatti, in Italia occorrerebbero almeno 15 anni per realizzare una centrale. Inoltre, gli altissimi costi che lo sviluppo del nucleare comporta non porterebbero a un reale abbassamento dei costi dell’energia in bolletta, togliendo risorse allo sviluppo delle energie rinnovabili che consentirebbero invece di intervenire sulla crisi climatica sin da subito. Eppure, oggi, la media di energia installata in Italia è di 1 GW l’anno, a fronte degli 8 GW che occorrerebbero per arrivare ai 70 GW necessari a raggiungere gli obiettivi al 2030. Altro elemento da considerare sarebbe inoltre la costruzione di una nuova dipendenza dall’estero, così come accaduto per il gas russo, per le importazioni di uranio e/o torio. Infine, le organizzazioni ambientaliste sottolineano come gli ultimi avanzamenti tecnologici non abbiano risolto i problemi di sicurezza che caratterizzano il nucleare, lasciando insolute diverse questioni legate allo smaltimento delle scorie radioattive e agli effetti causati da potenziali incidenti.

Continuare a perseguire la medesima strada non è la soluzione alle attuali emergenze e può rappresentare, di contro, un pericolo per la sicurezza e lo sviluppo sostenibile dei nostri territori: ne sono esempio concreto il progetto del mega gasdotto “Linea Adriatica” da Sulmona (AQ) a Minerbio (BO), o la trasformazione dell’Emilia-Romagna in hub italiano del gas, con decine di infrastrutture in realizzazione. Ancora, la riapertura delle centrali a carbone, la metanizzazione della Sardegna e la realizzazione di rigassificatori che, secondo l’ultimo decreto, potranno godere di deroghe a qualsiasi procedura autorizzativa, saltando così le valutazioni di impatto ambientale e i processi di consultazione pubblica e questo malgrado si parli di impianti a rischio incidente rilevante.

#NotMyTaxonomy: oltre il 21 maggio

La mobilitazione del 21 maggio non è che uno dei tasselli della campagna europea #NotMyTaxonomy e dell’impegno sulla Tassonomia UE del movimento ambientalista a livello europeo, per mettere in campo anche azioni di pressione sugli europarlamentari, in vista del voto congiunto – nella terza settimana di giugno – delle Commissioni parlamentari europee ENVI ed ECON, e del voto in plenaria previsto la prima settimana di luglio. L’obiettivo è fare in modo che il Parlamento europeo voti per il rigetto dell’atto delegato della Tassonomia Ue, fermando così questa gigantesca e insensata operazione di greenwashing e attacco alla transizione ecologica.

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